A. E. M. O.

Accademia Europea di Medicina Osteopatica

Paetner dell'Università Federico II di Napoli

Partocinata Dall' ASL Napoli 1


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PRESENTAZIONE

E’ risaputo che fare attività motoria fa bene al corpo ed alla mente, l’importante, però, è che ci si adoperi per svolgerla correttamente ed in tutta sicurezza. Quante volte vi siete ritrovati immutati, peggiorati, o gravemente infortunati, dopo anni di duro lavoro in palestra?
Spesso viene trascurato che allenarsi male, o comunque in modo dissimile dal giusto, è causa di malanni fisici più che non allenarsi affatto.
A ciò deve aggiungersi che la sola attività fisica risulta essere fine a se stessa, in quanto, poco può fare senza che ad essa venga, comunque, affiancato un corretto e sano stile di vita (alimentazione, fumo, alcool, ecc.).
Ed è proprio qui che assume particolare rilievo la figura del personal trainer, che alla luce di quanto detto si è, negli ultimi tempi, evoluta in quella del life coach. Programmi bilanciati, elaborati alla luce di una completa analisi compartimentale (comprendente test muscolari, articolari, funzionali, posturali, e metabolici), educazione ad un sano stile di vita (alimentazione ecc...), interazione con medici e specialisti, scrupolosità, professionalità, ed una metodica vincente, fanno dell’assistenza del personal trainer un fattore indispensabile per chi voglia raggiungere, e mantenere, determinati obbiettivi nel minor tempo possibile ed in assoluta sicurezza.

Newsletter Dicembre 2007 ALLENARE I GLUTEI

Cominciamo con il ribadire che i glutei non sono 2, ma 6 (considerando DX e SX):
1. grande gluteo (estensore della coscia)
2. medio gluteo (abduttore e rotatore interno della coscia)
3. piccolo gluteo (abduttore e rotatore interno della coscia)
Considerate le azioni muscolari, tenendo presente che sono da evitare i movimenti che limitano, o peggio impediscono, il naturale basculamento del sacro (gluteous machine, abductor machine, ecc.), onde scongiurare risentimenti lombosciatalgici, gli esercizzi possono considerarsi equipollenti. E' importante, invece, mettere i glutei in condizione di lavorare effettivamente, e quindi predisporre una fase preparatoria tendente ad allungare (solo quando necessario) i muscoli antagonisti (che oppongono resistenza) dei glutei. Qui la cosa è semplice: Bisogna allungare i flessori della coscia, gli extraruotatori, e gli adduttori della coscia. Quindi:
A. ileo-psoas (grande e piccolo)
B. sartorio e bicipite femorale
C. pettineo e adduttori (lunghi, brevi, e grandi)
Solo dopo aver fatto si che questi non si oppongano troppo al naturale movimento dei glutei, è possibile procedere ad un work-out mirato in tutta sicurezza, e, soprattutto con un reale profitto in termini di trofismo e funzionalità muscolare.
Concludo dando avvisaglia che un errato allenamento dei glutei, risultante da un' inesatta metodica, e da una poco oculata scelta degli esercizi, potrebbe cagionare scompensi posturali e traumi rachideo-articolari di non poca rilevanza. Teniate in considerazione quanto detto, e affidatevi solo a personale realmente qualificato.

Francesco Barbato

Per ulteriori informazioni ed approfondimenti non esitate a contattarmi - mailto:info@thepersonaltrainer.it

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lunedì 26 novembre 2007

Pilates

Le applicazioni del “Pilates”
Conoscere per praticare – di Francesco Barbato

Conoscere, per poi eventualmente saper applicare il giusto insegnamento, è molto semplice, basta ricercare i motivi, le possibili applicazioni, o meglio, le necessità che hanno portato alla creazione di quel programma. E’ chiaro che bisogna partire dall’analizzare la vita dell’ideatore allo scopo di carpirne le intenzioni ed i ragionamenti... Oggi si parla di J.H.Pilates.

1. LA STORIA: Joseph Hubertus Pilates nacque nel 1880 in Germania, nei pressi di Düsseldorf. Inizialmente era un ragazzo di struttura fisica piuttosto esile, e, timoroso della possibilità di contrarre la tubercolosi, si dedicò duramente alla pratica della cultura fisica (concetto molto diverso da quello conosciuto oggi come body building) tanto che all’età di 14 anni iniziò a posare per la realizzazione delle tavole anatomiche. I concetti chiave dell’anatomia, lo sviluppo muscolare, l’interesse per le discipline orientali, divennero così oggetto di studio e parte integrante della sua adolescenza. Nel 1912 si trasferì in Inghilterra dove intraprese la carriera di istruttore per la scuola di polizia locale. Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, fu internato per un anno. Durante questo periodo non si perse d’animo ed organizzò l’allenamento proprio e dei suoi compagni di prigionia, ampliando in tal modo i concetti da lui studiati.Fu motivo di orgoglio, a dimostrazione dell’efficacia del suo metodo, il fatto che nel 1918 un’influenza epidemica, diffusasi in Inghilterra, uccise migliaia di persone ma nessuno di coloro che si sottoposero al suo training fisico contrasse tale
morbo (il lavoro organico ottenuto con un corretto allenamento va ben oltre il risultato estetico). Trasferito sull’Isola di Man, trovò una realtà completamente differente da quella che aveva precedentemente vissuto nel Lancaster (luogo in cui fu recluso il primo anno di guerra): soldati reduci dalla battaglia menomati dalle ferite, costretti a letto dalle malattie, immobilizzati da tempo e psicologicamente demoralizzati .Decise così di darsi da fare a costruire macchinari, di cui alcuni sono ancora in uso tutt’oggi, che potessero servire alla riabilitazione di quelle persone. Giunto a New York, J.H.Pilates aprì uno studio, nello stesso edificio dove risiedeva il New York City Ballet, e cominciò a codificare la sua tecnica; la prima parte era incentrata esclusivamente sul Mat Work, ovvero una serie di esercizi eseguiti a corpo libero su di un materassino ("mat").

Al momento il “MAT WORK” è il metodo più diffuso, in quanto semplice da applicare, da comprendere e da eseguire. L’assenza di attrezzi e di macchinari lo rende adatto a tutti senza particolari controindicazioni. Unico limite è la ridotta personalizzazione. E’ particolarmente adatto ad i corsi collettivi

Questo programma venne disciplinato in un libro chiamato Return to life through Contrology. Il lavoro in seguito si estese al perfezionamento di particolari attrezzi. Ai tempi della sua prigionia in Inghilterra, infatti, J.H.Pilates applicò delle molle alle brande dei pazienti con lo scopo di aiutarli a ritrovare e mantenere il tono muscolare, mentre erano ancora costretti a letto.
Come risultato nacque la “Cadillac” o Rehabilitation Table l’attrezzo che a tutt’oggi è parte centrale del metodo. J.H.Pilates morì attorno agli anni Sessanta; il suo studio di New York fu rilevato da Romana Kryzanowska, allieva di J.H. Pilates.
Joseph Pilates morì senza aver dato il suo placit ad un programma di certificazione della sua tecnica.

J. H. P. realizzò la sua “macchina” considerando il fatto che taluni muscoli, nonostante necessitino, in alcuni casi, di essere fortificati, evitando un lavoro concentrico, ed allontanando così la possibilità di un eventuale e dannoso accorciamento, presentino la necessità di essere allenati staticamente (e non isometricamente, in quanto non prese in considerazione lo sforzo massimale)

Da ciò, con il tempo, sono andate sviluppandosi numerose scuole che insegnano tale disciplina e che hanno contribuito alla sua evoluzione, prendendo anche strade diverse.
Ad esempio i programmi "Pilates with the Tender Ball", esercizi a corpo libero che si avvalgono dell'ausilio di una sfera morbida di circa 20 cm di diametro, e “Pilates with swiss ball”, tecnica che si avvale dell’ausilio di una sfera di gomma molto più grande.

L’excursus vitae ora descritto ritrae un “uomo come tanti” la cui vita ha dedicato allo studio ed al benessere proprio e degli altri, ed appunto questa caratteristica ne ha fatto un “uomo fuori dal comune”.
Conoscere la storia di Joseph Hubertus Pilates è importante al fine di comprendere al meglio quelle che erano le sue idee ed applicarle secondo quelli che erano i canoni del Contrology.

2. LE APPLICAZIONI: I campi d’applicazione del Contrology, o metodo Pilates, variano dal puro mantenimento del benessere fisico al campo specifico della riabilitazione ortopedica, del recupero funzionale e posturale, nonché al miglioramento della forma fisica e quindi al puro e non meno importante elemento estetico.E’ chiaro che l’estrema versatilità della tecnica la rende unica nel suo genere e quindi particolarmente adatta ad ogni tipo di utenza.
Artisti e ballerini nello specifico che trovano una distinta applicazione del metodo Pilates per la danza classica e moderna, sportivi ed atleti che vogliono migliorare la propria performance o che eseguono programmi di riabilitazione dopo eventi traumatici, adolescenti che correggono vizi posturali e che apprendono un corretto stile di vita grazie ad un programma variato e divertente, persone che trovano nel metodo Pilates il miglior modo di mantenersi in forma ed in salute, donne in gravidanza che preparano il loro corpo e la loro mente al parto e che divenute mamme vogliono riacquistare velocemente il tono muscolare ed il benessere fisico nonché recuperare la perduta funzionalità, persone anziane che vogliono ritrovare la giovinezza del corpo e l’elasticità della mente vivendo più serenamente la loro senilità. La pratica del metodo Pilates permette, inoltre, un'ottimale preparazione muscolare prima di un eventuale intervento chirurgico o può servire come efficace tecnica di riabilitazione, anche postoperatoria

3. I BENEFICI: Il metodo Pilates è in accordo con i principi della fisiologia e della biomeccanica. Infatti volendo analizzare solo una piccola parte dei benefici che un corretto utilizzo di tale metodica è in grado di dare vengono rilevati notevoli miglioramenti sia a livello meccanico che estetico e funzionale, nonchè psicologico.

TALI MIGLIORIE RIGUARDANO PRINCIPALMENTE:

· La flessibilità e l’estensione di del movimento in genere
· La coordinazione
· La forza la resistenza ed il tono muscolare
· La postura statica e dinamica
· Il controllo del centro del corpo ovvero de baricentro e, di conseguenza, dell’equilibrio
· La qualità della vita
· La capacità di adattamento e percezione
· L’autostima e la propriocezione (consapevolezze de proprio corpo nello spazio)
· La respirazione che diviene più efficace
· Il rapporto tra mente e corpo
· La concentrazione
· La qualità della vita

Non bisogna poi tralasciare il fatto che agendo sul tronco, e sulla colonna vertebrale in particolare, aiuta a prevenire i del rachide, e le algie sciatalgiche.
Scopo principale di J.H.Pilates era quello di rendere le persone consapevoli di sé stesse, del proprio corpo e della propria mente. In un certo senso cercò di fondere i migliori aspetti delle discipline fisiche occidentali con quelli delle discipline olistiche orientali.

4. I PRINCIPI: Per godere dei reali vantaggi di questo metodo è necessario familiarizzare con gli otto principi base ancor prima di affrontare gli esercizi proposti dal trainer durante una lezione (maggiormente esente da rischi, e sicuramente più proficua, se individuale).
  1. Concentrazione: concentrarsi su i giusti movimenti in modo da evitare di compierli in maniera errata, perdendo così ogni beneficio che da questi ne può derivare
  2. Respirazione: per respirare in maniera corretta bisogna eseguire le singole fasi (inspirazione ed espirazione) con particolare intensità, cioè completamente
  3. Ricerca del centro: una buona postura può essere acquistata con successo quando l’intero corpo è sotto controllo
  4. Controllo: “contrology” ha inizio con un completo controllo muscolare ad opera della nostra mente
  5. Precisione: eseguiti correttamente questi esercizi si traducono in grazia ed equilibrio inconsciamente nella vita di tutti i giorni
  6. Fluidità: armonia che contrology è in grado di dare a tutte le più comuni attività come camminare, lavorare, giocare
  7. Isolamento: è il concetto chiave secondo cui ogni singolo muscolo lavorando al meglio coopera allo sviluppo degli altri
  8. Ripetizione: acquisizione meccanica di un ritmo naturale ed ottimale del movimento.

Cosa da non trascurare assolutamente durante l’esecuzione di esercizi “Pilates” è la respirazione.
Gestire la nostra respirazione può apparire semplice, ma così non è in quanto essendo un’azione che compiamo incondizionatamente, risulta essere particolarmente difficoltoso adattarla a quelle che possono essere le nostre esigenze in quel particolare momento.
JHP preferiva adottare una respirazione completa e “laterale”, in quanto ciò dovrebbe garantire una migliore ossigenazione dei tessuti e non di meno una migliore coordinazione
Non è semplice imparare a respirare in questo modo ed ancor più difficile è renderlo meccanico, ma per riuscire a farlo bisogna cominciare ad esercitarsi:

Appoggiate le mani sulla parte bassa del torace (con le dita in contatto per le estremità), e provate ad inspirare immaginando di espandere il torace lateralmente, facendo attenzione a non sollevare le spalle, in modo tale da far si che le dita si separino per poi tornare a toccarsi espirando. A questo punto dovreste sentire un intervento sensibile della schiena nell’atto respiratorio.
Presa confidenza con questa tecnica provate a d eseguirla senza l’ausilio delle mani concentrandovi unicamente sull’espandere il torace lateralmente.

E’ importante comunque praticare questa disciplina (come tutte d'altronde) sempre dopo aver effettuato una visita medica accurata, il beneplacito medico è fondamentale, così come lo è farsi assistere e supervisionare da un trainer esperto e competente quando e se si dovesse necessitare di un lavoro specifico e particolarmente mirato.


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